Ecco 5 buoni motivi per farlo!
Prima di tutto è un modo per il bimbo di trascorrere del tempo prezioso con i suoi genitori. Come scrive Gianni Rodari nella sua ‘Grammatica della fantasia’ la mamma e il papà sono spesso molto impegnati e raramente riescono a giocare con il bambino come lui vorrebbe, senza distrazioni o interruzioni. Quando raccontiamo una storia, invece, ci ritagliamo il tempo necessario al suo svolgimento, sospendiamo qualsiasi altra attività e ci dedichiamo esclusivamente ai personaggi e alle loro avventure. Quello investito leggendo una fiaba, è tempo di qualità. Quando, finita la fiaba, il nostro bambino ci chiede di rileggerla da capo o di leggergliene un’altra, probabilmente vuole prolungare quella situazione speciale ed esclusiva, accovacciato accanto alla sua mamma o al suo papà.
Durante questi momenti speciali il bambino si sente al sicuro, guidato dalla voce del genitore, ad affrontare le sfide della vita. Le fiabe, infatti, spesso propongono anche immagini meno rassicuranti: tramite il ‘cattivo’ ci insegnano che esiste il male, che ogni persona si può comportare in modo disonesto, essere preda dell’ira o vendicarsi per un torto subito, e che queste cose sono umane e reali. Tramite il protagonista, che riesce a superare le difficoltà solo nel momento in cui decide di affrontarle, impariamo la lezione più preziosa di tutte: guardare dritto negli occhi le sfide e gli ostacoli che la vita ci mette davanti, senza tirarci indietro.
Da non sottovalutare, poi, che ascoltare la voce dell’adulto ha un effetto calmante sul bambino. L’arte di modulare la voce durante il racconto può guidare il bimbo in uno stato di relax che lo accompagna verso il sonno. Ecco perché esistono così tante fiabe della buonanotte ed ecco perché, in molte famiglie, la lettura prima di andare a nanna è un appuntamento importante che si ripete ogni sera..
La fiaba – e in generale la lettura – rappresenta un’ottima occasione per accumulare preziose informazioni sulla lingua. Anche se il nostro bambino non conosce tutte le parole che sente, o non sempre riesce a comprendere fino in fondo il significato del racconto, ascoltare parole nuove contribuisce all’arricchimento del suo vocabolario. Come affermava Maria Montessori, infatti, il vocabolario del bambino verso i due anni e mezzo è composto da circa 300 parole, mentre nel periodo tra i tre e i sei anni si arricchisce esponenzialmente per arrivare ad alcune migliaia di parole. Non stanchiamoci dunque di leggere storie ai bambini troppo presto né di cercarne sempre di nuove, con difficoltà lessicali sempre crescenti.
Infine, abituandolo alla presenza fisica di un libro lo aiutiamo a familiarizzare con esso, e quindi lo incoraggiamo alla lettura. Dare il buon esempio leggendo i libri al nostro bambino fin da piccolo sicuramente è il miglior modo per invogliarlo a proseguire in autonomia. La passione per la lettura non si può “insegnare”, ma si trasmette. Molti sono i genitori che si rendono conto che il proprio bambino, arrivato alle elementari oppure alle medie, non legge. Ma quanto ha familiarizzato con il libro nella sua prima infanzia? Quando il genitore ha trasmesso la sua passione per i libri al piccolo fin dalla sua più tenera età?