Le emozioni sociali: cosa sono e perché è importante conoscerle

Il mondo delle emozioni è molto variegato: oltre alle sei emozioni primarie, comuni a tutti gli esseri umani (felicità, paura, sorpresa, rabbia, disgusto e tristezza), individuate dallo psicologo americano Paul Ekman nel 1972, esiste un’infinita varietà di sfumature e di emozioni secondarie, derivate dalla combinazione di quelle universali e che possono variare in intensità e frequenza a seconda della persona che le prova. Tra queste ultime, particolarmente importanti per costruire solide relazioni con chi ci sta intorno, ci sono le emozioni sociali.

Che cosa sono le emozioni sociali?

Con questo nome si indicano tutte quelle emozioni che scaturiscono da un’interazione (reale o immaginaria) con l’altro. A differenza delle emozioni universali, che tutti proviamo naturalmente, hanno un peso determinante nel far emergere ciascuna emozione sociale fattori come i valori, le aspettative e i pensieri della singola persona e il contesto culturale in cui il soggetto vive.

Alcuni esempi di emozioni sociali sono la gelosia, la vergogna, l’orgoglio, l’invidia e la gratitudine.

Quali sono le funzioni delle emozioni sociali?

Le emozioni sociali hanno giocato un ruolo fondamentale nella nostra evoluzione. Senza l’attivazione di questo tipo di stati emotivi non sarebbe stato possibile per gli esseri umani sopravvivere in ambienti selvaggi. Solo grazie all’aiuto reciproco siamo infatti riusciti a superare le nostre fragilità e a proteggerci l’un l’altro.

Le emozioni sociali sono ancora oggi essenziali per le nostre vite. Pensiamo ad esempio a quanto è importante un’emozione come l’empatia, per comprendere i bisogni degli altri ed eventualmente dare il nostro aiuto, oppure l’amore e l’affetto, senza i quali non è assolutamente possibile formare comunità coese e affiatate.

Persino alcune emozioni sociali normalmente considerate negative hanno in realtà effetti benefici sulle nostre vite. La vergogna, ad esempio, ci aiuta ad allontanarci da comportamenti che potrebbero essere considerati non accettabili agli occhi degli altri e che quindi potrebbero farci escludere dalla società. Senza provare le emozioni sociali, insomma, la nostra società non potrebbe esistere. 

Quando e come si sviluppano le emozioni sociali? Le tappe

Le emozioni ci accompagnano fin dai primi giorni di vita. Il primo strumento che la natura fornisce ai neonati per comunicare sia i bisogni primari sia le emozioni difficili come rabbia e paura è il pianto. Man mano che i bambini crescono sviluppano altri modi per comunicare le proprie emozioni a chi gli sta intorno. Già intorno alle 6-8 settimane fa la sua comparsa sul volto dei neonati il “sorriso sociale”, ovvero l’espressione di gioia e benessere che i bimbi mostrano alla presenza di una persona familiare. Questa espressione contribuisce a rafforzare il legame tra genitore e bambino e rappresenta la prima vera manifestazione di un’emozione sociale provata dai piccoli.

Dopo l’anno di età, i bambini cominciano a diventare meno egocentrici e a rendersi conto che anche le persone che stanno intorno a loro hanno idee, stati d’animo e necessità che possono essere diversi dai loro. Se per esempio nei mesi precedenti, di fronte a un altro bambino che si è impossessato del loro gioco, i piccoli fanno fatica a gestire la rabbia e reagiscono in modo violento, intorno a quest’età cominciano poco per volta ad affrontare pacatamente la situazione, perché comprendono che anche gli altri hanno desideri e che alzare le mani è sbagliato. Si tratta di un primo passo molto importante nel percorso che porta i più piccoli a imparare a gestire le proprie emozioni, che pone anche le basi per lo sviluppo dell’empatia.

Con l’inizio della scuola dell’infanzia aumentano le relazioni che i più piccoli intrattengono con i loro coetanei e con gli adulti e i bambini aumentano la loro capacità di comprendere regole, norme sociali, esigenze e punti di vista altrui. È in questa fase che i piccoli cominciano a sperimentare le emozioni sociali legate a valutazioni morali come la colpa, la vergogna e l’orgoglio, stati d’animo che costituiscono la base per l’adozione dei comportamenti prosociali ed etici che diventeranno sempre più utili nel loro percorso di crescita.

Educazione Emotiva: qualche suggerimento

Come aiutare i bambini nel loro sviluppo emotivo, in particolare con quelle emozioni che li aprono al mondo relazionale? Innanzitutto è sempre importante parlare apertamente delle emozioni sociali, spiegando cosa sono e quando si manifestano. Inoltre, forniamo ai bambini qualche strumenti per riconoscere e gestire le proprio emozioni.
Ad esempio:

🔹 Vergogna e colpa: Rassicurare il bambino e aiutarlo a distinguere tra “ho fatto qualcosa di sbagliato” e “sono sbagliato”. Incoraggiarlo a correggere gli errori senza sentirsi inadeguato.
🔹 Invidia e gelosia: Insegnare a trasformare questi sentimenti in motivazione (“Se vuoi anche tu quel gioco, cosa puoi fare per ottenerlo?”).
🔹 Orgoglio: Aiutare il bambino a riconoscere i propri successi senza sentirsi superiore agli altri, ma apprezzando il proprio impegno.
🔹 Gratitudine: Ogni sera, chiedere al bambino di dire tre cose belle accadute durante la giornata e a chi è grato.
🔹 Empatia: Simulare situazioni (es. “Cosa diresti a un amico triste?”) per aiutare il bambino a sperimentare empatia.

Conclusioni

Ecco che allora insegnare ai bambini a riconoscere e a gestire le emozioni sociali fin dalla più tenera età diventa fondamentale per i genitori e gli educatori. Far comprendere il valore di questo tipo di emozioni ai più piccoli consente non solo di procedere in modo sempre più approfondito nel percorso di “alfabetizzazione emotiva”, ma anche di permettere loro di comprendere meglio il mondo in cui vivono, fatto di relazioni e di valori culturali che è indispensabile comprendere a fondo per diventarne parte attiva. In questo modo si potranno crescere adulti più consapevoli dell’importanza della sfera emotiva e società migliori.

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